domenica 21 dicembre 2008
venerdì 19 dicembre 2008
I sogni in viaggio di Giuliano Ghelli
“Sogni in viaggio” è il titolo della mostra, a cura di Maurizio Vanni, che verrà ospitata nello spazio espositivo “
In un ambiente di rara suggestione saranno esposte 24 sculture dal noto “Esercito di terracotta” di Giuliano Ghelli. Faranno da scenografia alle “Guerriere della pace” dieci dipinti di grande dimensione raffiguranti le note “Porte dei sogni”, oltre ad alcune delle sue “Migrazioni”, dipinti del periodo “aborigeno” e “leonardesco” e due busti dipinti che sono stati per anni il “Premio Milano per
Giuliano Ghelli è stato invitato ad esporre alla Filanda, quale vincitore del “Premio Loro Ciuffenna
L’inaugurazione della mostra sarà sabato 20 dicembre alle ore 17,30 e si concluderà domenica 25 gennaio.
In contemporanea saranno inaugurati
Info:
Ufficio Cultura 055-9170153, turismo.cultura@comune.loro-ciuffenna.ar.it
Pro Loco 055-9170136, info.turismo@comune.loro-ciuffenna.ar.it
mercoledì 17 dicembre 2008
Progetto Pentangolo
Matera 20 dicembre 2008 - ore 20.30
Auditorioum Comunale di Piazza del Sedile
Ingresso euro 12
Comunicato stampa
Pentangolo è un progetto dell’Onyx Jazz Club di Matera dedicato alla Basilicata. Il Paolo Fresu Quintet sonorizzerà dal vivo le più belle immagini fotografiche di una delle regioni più belle d’Italia.
Prevendita presso i seguenti punti:
- Matera:
Onyx Jazz Club – Via Cavalieri di V. Veneto, 20 – (0835) 330.200
Libreria dell’Arco – Via Ridola, 36 - (0835) 31.11.11
Ferula Viaggi – Via Cappelluti, 34 - (0835) 33.65.72
L’Arturo (enogastronomia) – Piazza del Sedile, 15 – (0835) 33.06.78
- Bari:
Box Office c/o Feltrinelli - Via Melo, 119 – (080) 524.04.64
- Gioia del Colle:
Dixieland – Via D. Alighieri, – (080) 34.84.674
Si consiglia la prenotazione
Organizzazione:
martedì 16 dicembre 2008
Tramonti e dissolvenze
Titolo mostra: Tramonti e dissolvenze
Sede: Art Studio Café, via dei Gracchi 187a, Roma
Periodo: 19 dicembre 2008 - 29 gennaio 2009
Vernissage: venerdì 19 dicembre 2008, ore 19.00
Artisti in mostra: Laura Benini, .Brethil., Giorgio Centovalli, Paola Colleoni, Irene D’Antò, Ivo D’Orazio, Epizumia, Maria Gerardi, Giacomo La Commare, Donato Lotito, Massimo Rosario Marino, Fulvio Mian, Francesco Pizzo, Cinzia Tavoletta, Marco Trogi, Serena Vitulo, Giovanni Vuolo.
Orario: tutti i giorni
Biglietto: ingresso libero
L’altra faccia di Giovanni Fattori
Anche
L’intento è di alzare il sipario su uno degli aspetti meno noti della complessa personalità dell’artista toscano, quello di grande ritrattista, di abile comunicatore di se stesso e della società del proprio tempo: una mostra dal taglio decisamente inedito che, esulando per una volta dallo stereotipo del pittore interprete di soggetti militari e di battaglie, trova la sua cifra distintiva e caratterizzante nello svelarne il lato, per certi versi, più meditato e ‘aristocratico’, il meno divulgato, ma certamente uno tra i più convincenti e a lui più cari.
Attraverso una galleria di oltre 60 ritratti che restituiscono un affresco affascinante e intrigante per conoscere, capire e interpretare la società toscana dell’epoca, la mostra assume il carattere di una proposta di studio volta all’approfondimento e alla rilettura critica dell’intera produzione fattoriana. Basata su un nucleo di grande eccellenza, del quale fanno parte alcune delle icone della ritrattistica di tutti i tempi – La cugina Argia, I fidanzati, Ritratto della prima moglie, Testa di buttero, Il bersagliere, Signore in giardino e il celebre Autoritratto del 1894 – l’esposizione vuole dare l’esatta misura dell’alto valore tecnico-creativo di Fattori, quale figura centrale del rinnovamento di questo genere pittorico nell’arte moderna italiana.
La mostra seguirà un percorso articolato in sette sezioni, all’interno del quale la figura transita dalla fase accademica e dai postulati di Giuseppe Bezzuoli al serrato e paritetico confronto con Giovanni Boldini negli anni Sessanta, per arrivare, con la produzione degli anni Ottanta, agli albori del Novecento, quando al senso dei valori plastico-formali si aggiunge una spiccata soggettività interpretativa. Si delinea così un iter artistico di grande umanità, oltre che una sorta di ideale testamento morale che non ha eguali nell’intera produzione macchiaiola, e non solo.
Date: 27 ottobre 2008 - 25 gennaio 2009
Costo del biglietto: 12,00 euro
Luogo: Galleria d’Arte Moderna di Palazzo Pitti
Indirizzo: Palazzo Pitti, Firenze
Orario: martedì-domenica 8.15-18.50
Chiuso: lunedì, 25 dicembre, 1 gennaio
Telefono: 055-2654321
Sito Web: www.ritrattifattori2008.it
Arte, devozione e fede nelle opere di Giacomo Colombo
lunedì 15 dicembre 2008
Personale di Octavio Floreal a Potenza
L'opera, che circonda e avvolge lo spettatore, gli permette di entrare in una nuova dimensione, quella propria dell'arte, del sogno e del gioco.
Questa è l'arte di Octavio Floreal, in mostra alla galleria Teknè di Potenza dal 20 dicembre 2008 al 20 gennaio 2009.
Essa è fatta di colore e leggerezza, è un pulviscolo di luce e miraggio che si alza con un vento che, a volte leggero, soffia su una sabbia finissima disegnata dal lapis sulla carta, a volte impetuoso, gioca con le piccole scatole di plastica, col fil di ferro e con la carta velina che compongono la tavolozza dell'artista.
Lo spettatore e l'opera si incontrano in un'unica dimensione spazio-temporale che si nutre del dialogo tra l'emozione di chi osserva e quella dell'artista che crea.
Questo rito comunicativo diventa l'unica chiave d 'accesso per entrare in quel "nuovo mondo" che investe la sfera del pensiero e dell'immaginazione e di cui Octavio Floreal si fa demiurgo.
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Octavio Floreal
Indagine in un nuovo mondo
20 dicembre 2008 - 20 gennaio 2009
Galleria Teknè, Potenza
Inaugurazione: 20 dicembre, ore 19.30
Basil Theocharakis. Pittura 1952 - 2008
Comunicato stampa
Negli spazi espositivi del prestigioso Palazzo Venezia di Roma verranno presentate, per la prima volta in Italia, circa 200 opere del grande maestro greco, rappresentative del suo percorso artistico e capaci di rivelare l’originalità del suo idioma pittorico.
Le opere esposte sono risalenti agli esordi della sua attività artistica, seguita all’apprendistato quinquennale presso la bottega del grande pittore greco Spiros Papalukàs, ma verranno inserite anche creazioni recenti. La mostra, curata da Τakis Μavrotàs, e’ suddivisa in unità, tra cui spiccano le opere del periodo astratto (1966-1980), quelle dedicate al "Monte Athos"(1995-2008), le composizioni appartenenti al ciclo delle "Nuvole" (1987-1993), delle "Paludi" (1992), dei "Paesaggi del fondale" (2001-2008), dei "Centri abitati" (2007), fino a quello dei "Paesaggi" (2007-2008).
Il Sovrintendente al Polo Museale Romano Claudio Strinati, nel catalogo che accompagna la mostra, ne osserva le caratteristiche peculiari: "È un adoratore del disegno e della precisione. Non nel senso della raffigurazione fedele della realtà, ma della distribuzione armonica delle parti del quadro, che deve apparire un universo compiuto, in cui le forme e i colori si riflettono le une negli altri al fine di offrire allo spettatore la sensazione visiva del pittore nell’attimo in cui si pone di fronte al mondo che desidera raffigurare".
Prosegue Strinati: "Theocharakis nutre un amore profondo per il mare, e ne raffigura i fondali e la superficie come se si trattassero di un organismo vivente, cui l’artista anela e su cui egli desidera che puntiamo la nostra attenzione; il mare e’ quasi un amico, con il quale sussiste un dialogo incessante giammai turbato da fraintendimenti o da sentimenti negativi. In questo modo, la mano dell’artista viaggia sul quadro con freschezza assoluta e disponibilità a registrare gli stimoli offerti dalla vista. In certi punti del quadro, la pennellata si addensa, si compone e si decompone come se fosse stata colta da un vero e proprio sacro furore volto alla conquista delle forme e della loro essenza reale. In altri punti la pennellata si fa piu’ morbida fin quasi a scomparire, ma anche in questo caso traspare la percezione etica dell’artista che non crea il quadro per idealizzare gli oggetti ma per coglierne l’essenza recondita, che inevitabilmente giova al nostro equilibrio spirituale e alla nostra indagine, conscia o inconscia, volta alla gioia del pensiero, che preannuncia sempre una grande soddisfazione per tutti coloro in grado di esercitarlo davvero".
Miltiadis Papanikolau, professore di Storia dell’arte presso l’Università Aristotele di Salonicco, nel catalogo-album ne elogia la tecnica: "Gli acquarelli di Theocharakis sono opere eseguite con arte impeccabile e secondo i principi tradizionali. Si tratta di opere a cui l’artista attende sin dalla giovinezza e grazie alle quali egli ha acquisito un’abilità straordinaria in una tecnica che per il nostro pittore assume in primo luogo i connotati dell’indagine. Nei quadri della maturità, la superficie pittorica si carica di energia mentre la musicalità dei toni pittorici aggiunge una dimensione paganeggiante a tutta la composizione in quanto il paesaggio greco vi e’ esaltato al massimo grado, e in particolare il dialogo del cielo e della terra con il mare; nel contempo, la successione dei monti scoscesi con la vegetazione e l’acqua tradiscono il bisogno dell’artista di abbandonarsi alla contemplazione poetica e alla metamorfosi lirica della realtà".
In occasione della mostra, sono disponibili i seguenti cataloghi:
"Theocharakis. Pittura 1952-2008", contenente le opere piu’ rappresentative del cinquantennale percorso artistico di Theocharakis e con i testi di Claudio Strinati, Ànghelos Delivoriàs, Chri’santhos Christu, Μarina Lambraki-Plaka, S.S. il Patriarca Ecumenico di Costantinopoli Bartolomeo, Meri Michailidu, Claude Maulard, Dora Iliopulu-Rogan, Dimitris Papastamos, Νelli Misirli’, Charis Kamburidis, Τakis Mavrotàs, Sania Papà e Gerard Xuriguera.
"Theocharakis. Αcquarelli 1990-2008", contenente gli acquarelli piu’ rappresentativi, ispirati alla natura greca, con i testi di Miltiadis Papanikolau, Μarina Lambraki-Plaka, Νelli Misirli’ e Dora Iliopulu-Rogan.
Biografia del maestro Theocharakis
Basil Theocharakis e’ nato al Pireo. Nel 1957 si e’ laureato in Giurisprudenza presso l’Università di Atene. Nello stesso periodo ha frequentato lezioni di pittura presso il grande artista Spiros Papalukàs, docente presso
Date: 21 novembre 2008 - 11 gennaio 2009
Luogo: Museo Nazionale di Palazzo Venezia
Indirizzo: Via del Plebiscito 118, Roma
Orario: tutti i giorni dalle 9.00 alle 19.00; Chiuso Lunedì
Telefono: 06-699941
domenica 14 dicembre 2008
In edicola "in Arte" di dicembre
Bellezze lucane
- Il Castello di Brindisi Montagna di Davide Pirrera
- Quando il dolore prende forma - Il crocifisso di Forenza di Giuseppe Nolé
Pittura
- La profonda religiosità laica di Giorgio Morandi di Piero Viotto
- L’impressionismo è morto: viva il Neoimpressionismo! di Amelia Monaco
Scultura
- Viaggio nella seduzione della materia di Fiorella Fiore
Mostre ed Eventi
- Picasso: il funambolo dell’arte tra realtà e mondo interiore di Monica De Canio
- La vena aracnocreativa di Louise Bourgeois di Antonello Tolve
- Parma racconta il Correggio di Giovanna Russillo
venerdì 12 dicembre 2008
Forenza omaggia Sinisgalli
Domenica 14 dicembre, all'interno della manifestazione "Mercatini di Natale e... libri sotto l'albero", verrà messo in scena a Forenza il recital di poesia di Dino Becagli dedicato a Leonardo Sinisgalli, uno dei più grandi intellettuali della storia lucana, che fu al tempo stesso poeta, prosatore, critico d'arte, disegnatore, sceneggiatore, pubblicitario e molto altro ancora.
“La rosa nel calamaio”, questo il titolo del recital, fin da quando è stato rappresentato per la prima volta il 29 giugno del 2006 al teatro Stabile di Potenza, è servito a divulgare in tutta la Basilicata la conoscenza di una delle figure più importanti del panorama culturale italiano del secolo scorso, per evitare che il suo ricordo finisse nel “Dimenticatoio”, così come Sinisgalli stesso aveva presagito quasi scaramanticamente nella sua ultima raccolta di poesie del 1978.
Lo spettacolo rappresenta il racconto, svolto in prima persona e costruito con i versi delle sue stesse opere, delle sue poesie, delle sue parole, delle tappe più significative dell’esistenza del poeta-ingegnere di Montemurro. Una vita gratificata da tanti consensi, avvolta tuttavia da una costante malinconia, un senso di incompiutezza che gli impediva di essere pienamente felice, una profonda nostalgia per il suo paese natale.
La narrazione ha inizio con due citazioni: “Monete Rosse”, poesia in cui Sinisgalli rievoca il gioco della sua fanciullezza, e l'epigrafe fatta incidere per sua volontà sulla propria lapide: “Risorgerò fra tre anni o tre secoli tra raffiche di grandine nel mese di giugno”.
Il recital è arricchito dalla proiezione di immagini, utilizzate ora a commento ora a documento, e rivela aspetti e talenti del poeta sconosciuti al grande pubblico: la sua cultura poliedrica, il suo spiccato amore per la ricerca scientifica, il suo interesse per la grafica.
Dino Becagli, attore e fine dicitore potentino, ha lungamente collaborato con la Rai partecipando a programmi radiofonici regionali e nazionali. Ha prestato, inoltre, la sua voce a diversi documentari e di frequente partecipa in qualità di lettore a manifestazioni culturali o a presentazioni di libri. Abbinando la passione per la recitazione a quella per la poesia, ha realizzato i due cd-audio “di terra & poesia”, dedicati esclusivamente ad autori lucani, da Orazio ai contemporanei. Nel 2005 ha preso parte come voce narrante all’opera lirica su Isabella Morra dal titolo ''Il castello - L'onore dei Morra”, melodramma in tre atti di Nicola Samale. È autore e regista anche dei recital “’A terra d’ ‘u ricorde” e “Un alito può trapiantare il mio seme lontano”, dedicati rispettivamente ad Albino Pierro e a Rocco Scotellaro. Unitamente ad Antonio Salvia e a Nicola Di Pietro ha fondato la compagnia “Teatro Minimo di Basilicata”.
La rosa nel calamaio
Omaggio a Leonardo Sinisgalli
Recital di poesia di Dino Becagli
Direzione artistica di Antonio Salvia
Domenica 14 dicembre 2008, ore 19.00
Asilo Piazza Regina Margherita, Forenza (PZ)
giovedì 11 dicembre 2008
Le Catastrofi di Carlo Berté
“Carlo Bertè - Catastrofi”
a cura di Luigi Sansone
Lunedì 15 dicembre 2008, ore 18.30
Fondazione Antonio Mazzotta
Foro Buonaparte 50, Milano
Intervengono: Luigi Sansone, Claudio Cerritelli, Carlo Ravagnati
Comunicato stampa
Il volume costituisce un omaggio al pittore piacentino Carlo Berté, ancor oggi attivo a Milano.
A prima vista le sue Catastrofi sono scenografie architettoniche, lignee, prospettiche e mostrano uno sfondo che attende lo svolgersi di un’azione. Ma un’azione è già in atto ed è visibile: il cedimento o il collasso delle stesse scenografie. In esse sono presenti tutti gli ingredienti per la costruzione di una rappresentazione scenica classica; tuttavia il pittore introduce spesso elementi di modernità che fanno pensare che i crolli non riguardino solo le città antiche: un monito alla società moderna a non sfidare la natura e le sue leggi, a non erigere agglomerati disumani destinate a soccombere sotto l’effetto di violente implosioni.
L’opera di Bertè si colloca nella corrente della pittura fantastica italiana del Novecento che da Alberto Martini a Savinio, da Nathan a Usellini, da Clerici a Foppiani e Armodio giunge fino ai nostri giorni grazie alle ricerche in questo ambito di Adelchi-Riccardo Mantovani e Raimondo Lorenzetti fino ai più giovani artisti come Luigi Serafini, Agostino Arrivabene e Adriano Pompa.
Nel ciclo Catastrofi eseguito tra il 2004 e il 2007 l’artista rivisita in particolare il mondo apocalittico di Monsù Desiderio e ci fa rivivere le angoscie del mondo contemporaneo afflitto da cataclismi naturali e da eventi terroristici drammatici.
CARLO BERTÉ - CATASTROFI
A cura di Luigi Sansone
Testi di: Luigi Sansone, Carlo Ravagnati, Francesco Spagnolo
60 Pagine
Formato 270x230cm.
Prezzo di Copertina: euro 20,00
Edizioni Gabriele Mazzotta
www.mazzotta.it
mercoledì 10 dicembre 2008
Altra terra, contaminazioni strada facendo
Comunicato stampa
E’ una collezione di opere in ceramica, quella che Silvio Vigliaturo ha realizzato e che
Erano le lunghe piogge che ci regalavano un meraviglioso gioco bambino. Conoscevamo allora, Silvio ed io, un nascondiglio segreto della terra rossa. Quella terra che i grandi chiamavano argilla. Era morbida, dolce nel farsi accarezzare. Per interi giorni tornavamo a casa con la nostra stanchezza sporca di fango. Un vecchio muro al sole, ombreggiato da un grande fico, essiccava le sue sculture. L’orgoglio, poi, arrivava puntuale a riempirci per via dei nostri lavori, ora volti, ora segni. Giudici, non troppo severi con noi stessi e soddisfatti, esponevamo la nostra fatica al blu del cielo e al verde del prato e delle vigne, di una natura a portata di mano. Ora sono altri luoghi e altre consapevolezze che regalano l’incontro con l’arte ceramica: una personale nell'ambito della Mostra della Ceramica di Castellamonte. Così si percorre la città e i luoghi che sanno ancora di mistero. Ci si perde tra penombre del tempo usurato e negli spazi discreti d’intimità, luoghi privati che odorano di domesticità e privatezza. E nelle chiese con il loro antico profumo d’incenso. Si arriva con il ritmo dei passi. Ci si ferma e l’oggetto appare alla vista. Nato da mani e cotto come il pane. E’ ristoro. Una sosta. Si sfama anche lo spirito. C’è sempre quel gesto antico conservato in tanti miti della creazione. Spesso ci raccontiamo che la creatura da cui discendiamo è stata creata d’argilla. E in questo incontro si ripete quell’emozione che cambia per oggetto ma anche per dove si trova a rivivere. Di questa alchimia si è voluto occupare Silvio Vigliaturo, per la sua prima volta. Vigliaturo, grande interprete del vetro, si serve questa volta di un'altra terra, plasmandola direttamente. Quando deve asservire la materia al magistero dell'arte, espressione autentica del suo sentire, egli usa solo le mani. E' questo un atto creativo che lo avvicina al Creatore. La scultura è figlia diretta della mano dell'uomo che imprime il suo pollice nella terra per dar forma e rilievo alla massa informe e crearne immagini e forme. L’arte di Vigliaturo, questa sua nuova arte in ceramica, si rappresenta dunque al mondo offrendo di sè una visione complessa, spesso contraddittoria, costituita dalla sovrapposizione sfocata di una molteplicità di immagini frammentarie. Questa visione deve trovare un carattere unificante, tipicizzante, all’interno della sua frammentarietà. Subito si scompone, si moltiplica, si contraddice nelle sue parti e, come in un gioco di specchi, le visioni diventano molteplici. Di questa frammentazione, di questi cocci di immagine si occupa Vigliaturo, realizzando “
Mostra: ALTRA TERRA, contaminazioni strada facendo
Luogo: MACA-Museo Civico d’Arte Contemporanea Silvio Vigliaturo, Palazzo Sanseverino - Piazza Falcone
Info: Ufficio stampa MACA – tel. 0119422568 – maca@museovigliaturo.it – www.museovigliaturo.it
Roma e la città riflessa
Claudio Strinati, Sovrintendente al Polo museale romano del Ministero per i Beni e le Attività culturali, presenta, nelle sale del Palazzo di Venezia, Appartamento Barbo, la mostra del pittore Giuseppe Modica “Roma e la città riflessa”, da lui curata. La mostra ha il patrocinio del Senato della Repubblica, dell’Assessorato alla Cultura del Comune di Roma e della Fondazione Leonardo Sciascia.
Giuseppe Modica, artista affermato, elitario e navigatore solitario, è autore “di una pittura di straordinaria qualità, unica nel panorama dell’arte italiana” (Janus) e “che occupa un posto di primo piano nella cultura pittorica contemporanea” (M. Fagiolo). Dopo le retrospettive del 2004 al Complesso del Vittoriano di Roma, alla Galleria Civica di Arezzo, al Loggiato di San Bartolomeo di Palermo nel 2005 e alla Galleria Civica di Marsala nel 2007, Modica torna ad esporre a Roma, nel Museo Nazionale del Palazzo di Venezia, con un gruppo di circa 40 opere, inedite e relativamente recenti, in cui il tema dominante e conduttore è la città riflessa. Roma, a tratti riconoscibile nella sua fisionomia iconografica, viene restituita in misteriose e stupefatte apparizioni visionarie, nelle quali la scansione ritmica e la rifrazione dei dati del reale e della memoria contribuiscono a creare una sottile ma essenziale elaborazione del linguaggio.
Il lavoro pittorico di Modica è da lunghi anni costituito da una lenta e complessa stratificazione di pensiero ed emozione che incarna, sia nel senso proprio che figurato, il tema della “riflessione”: una sorta di filosofia labirintica che inganna e disorienta lo sguardo per restituirci una identità essenziale del “vedere”, misteriosamente lirica ed evocativa. “Lo specchio, ancora una volta protagonista della pittura di Modica – scrive Guido Giuffrè – accentra ed esalta lo smarrimento che nasce dall’incontro di oggettività e memoria, flagranza di oggetti ed eco di vite trascorse – nell’incrociarsi di prospettive rovesciate, nel rincorrersi logorante della realtà e del suo simulacro… Oggi negli stessi vetri si riflettono (o direttamente si offrono allo sguardo pensoso) i monumenti romani, gli archi, le vestigia di una storia che l’artista affronta senza retorica passatista ma piuttosto nello stupore e nella densità che da sempre sono anima della sua pittura. E ben di più dei monumenti, sempre peraltro immersi nell’articolato contesto della città, conta appunto quello stupore: muto sgomento di chi, sulle cose, sugli spazi, nell’inseguirsi delle luci e delle ombre s’interroga sul senso e sul perché del tempo e della vita”.
La mostra è organizzata da Cinzia Chiari, presidente dell’Associazione culturale L’ARTE, con il coordinameto scientifico di Alberto Agazzani e Carla Cerati.
Il catalogo edito da Giunti si avvale dei testi di Claudio Strinati, Guido Giuffrè e di una conversazione con l’artista di Alberto Agazzani.
Grazie al contributo dell’Unicredit Banca l’ingresso alla mostra sarà gratuito.
Periodo: 12 novembre - 14 dicembre
Costo del biglietto: gratuito
Prenotazione: Nessuna prenotazione
Città: Roma
Luogo: Palazzo di Venezia, Appartamento Barbo
Indirizzo: Via del Plebiscito, 118
Orario: dal martedì alla domenica dalle ore 8,30 alle ore 19.30.
Chiuso lunedì
Telefono: 06/6780131
Sito Web: http://www.giuseppemodica.com
domenica 7 dicembre 2008
Volti della memoria?
Comunicato stampa
Volti della Memoria? Perché – come spiega Domenico Sciandivasci - “L’interrogativo era, e rimane, il seguente: è possibile servirsi ancora delle idee e degli ideali di tantissimi spiriti eletti come strumenti operativi, per la ricerca di mondi migliori? E ancora: il pensiero umano, nella sua accezione più generale, è costretto, dal relativismo assoluto e dalla violenza del tempo, a perdersi nei meandri dell’oblio e della storia del mondo o è ancora e sarà sempre utilizzabile in senso propositivo e pratico?
Da questi confusi pensieri, mi è sorta un’immediata riflessione, riguardante i lavori che stavo facendo: alcuni di questi volti che cerco di modellare, che sono la verosimile immagine di personaggi del Novecento (ho scelto quei pochi che hanno colpito la mia fantasia del momento, ma ce ne sono tantissimi altri ugualmente degni!) e che pensarono, dissero e fecero cose egregie nell’ambito della cultura artistica, sociale, politica, devono restare solo e per sempre nella memoria del passato o possono ancora servire a noi ed alle future generazioni…?”
Domenico Sciandivasci è nato il 1 gennaio del 1930 a Ferrandina, da Francesco e Maria Giuseppa Ruo.
Fin dalla sua prima giovinezza ha sempre coltivato un grande interesse per le arti figurative e plastiche, ma non ha mai potuto frequentare la scuola e l’accademia d’arte. Da autodidatta dipingeva, per puro diletto, pur avendo una forte propensione per la scultura, in seguito agli insegnamenti ricevuti da suo cognato, Domenico Artemio Dante Martoccia. Un suo dipinto dal titolo: “Calanchi Lucani”, esposto in una mostra collettiva nel comune di Pisticci, fu premiato con una medaglia d’oro.
Dal 1970 si è dedicato all’attività sociale e politica, dirigendo la Federazione del Partito Socialista Democratico Italiano e rivestendo cariche amministrative di consigliere comunale di Ferrandina e consigliere ed assessore della città di Matera, dove vive ed opera. E’ sposato ed ha quattro figli e due nipoti.
Nel 2004 ha ripreso a coltivare il suo sogno interrotto dell’arte plastica e del modellato a tutto tondo, realizzando in terracotta dipinta le opere rappresentate in catalogo. Ha anche esposto una serie di formelle in ceramite riproducenti le “masserie” di Ferrandina e quest’anno ha realizzato i “portali” storici di Maratea.
Luogo
Mediateca Provinciale di Matera “A. Ribecco”
Data
dal 6 dicembre al 10 gennaio 2009
Orari
dal lunedì al giovedì dalle ore 8,30 alle ore 18,30;
venerdì e sabato dalle ore 8,30 alle ore 13,30;
Orari straordinari
sabato 6 - 13 - 20 dicembre 2008 dalle ore 18,00 alle ore 21,00;
domenica 7 - 14 - 21 dicembre 2008 dalle ore 11,00 alle ore 13,00.
Ingresso: gratuito
venerdì 5 dicembre 2008
Disponibile per il download il numero di Settembre
Finalmente disponibile per il download il numero di settembre. È un numero particolarmente interessante nel quale si parla di:
- la rocca di Spoleto;
- Craco, una città fantasma tra i calanchi lucani;
- la belle Èpoque;
- Giusppe De Nittis
- ... e tanto altro ancora
giovedì 4 dicembre 2008
L'artigianato artistico di Mario Cesari
Invenzioni Con-fusioni
opere d’alto artigianato artistico
Associazione di Promozione Sociale ARTETICA
Via dei Marsi 18, Roma
L’associazione Artetica, attiva nel campo dell’arte e del sociale, dal 12 al 18 dicembre presenta il primo appuntamento con il Progetto Spazio, che nei prossimi mesi promuoverà progetti realizzati da artisti di talento esterni ai circuiti commerciali.
L’esposizione personale di Mario Cesari “Invenzioni Con-fusioni”, presenta opere d’alto artigianato particolari e assolutamente originali. Oggetti-monili-scultura in argento e oro, rame e ottone, ferro e legni duri realizzati impiegando solo strumenti manuali e tecniche classiche: cesello, fusione, forgiatura, incisione...
Inaugurazione venerdì 12 dicembre, dalle ore 18. Verrà offerto un aperitivo a base di prodotti biologici e si potrà assistere dal vivo alla magia della creazione delle opere dell'artista, che verranno donate agli intervenuti: chi porterà un chiodo potrà vederlo diventare sotto i colpi di martello del maestro Cesari una piccola opera da conservare a ricordo dell'evento. Ingresso 8 € solo per l'inaugurazione con aperitivo ed happening.
Da sabato
Per informazioni: Associazione di Promozione Sociale Artetica
Informazioni sulle opere 349.4425740
mercoledì 3 dicembre 2008
Mostra fotografica di Cristina Cusani
TUFO
Sede: EB Gallery, via della Palombella 42, Roma
Inaugurazione: 10 dicembre 2008, ore 18
Chiusura: 31 gennaio 2009
Orari: dal martedì al sabato 11 – 19
Curatrice: Nori Zandomenego
Testi in catalogo: Erri De Luca, Nori Zandomenego
Comunicato stampa
Dopo la laurea in Scienze della Comunicazione all’università La Sapienza di Roma nel 2005, si dedica allo studio della fotografia, prima all’University of the Art, London College of Communication a Londra e successivamente all’Outside School a Roma.
2008 Espone Tufo alla Pica Gallery di Napoli
2007 Espone Lùcere, un progetto sull’autoritratto, in una personale allo spazio Penguin di Napoli.
2006 Espone al XXXIX PREMIO VASTO d’arte contemporanea a Vasto e allo spazio Living a Barcellona.
Inizia la collaborazione con la società di comunicazione Leonardo Extra
2005 Collabora come fotografa con la galleria d’arte Officina 14 ed espone nella mostra collettiva Cooperazione alla Locanda Atlantide a Roma
2004 Vince il terzo premio al concorso Fotografare il gusto indetto dall’associazione enogastronomia Comgusto
TESTI DEL CATALOGO
Ricopre tutta la buccia del golfo, il fondale marino. Napoli è costruita sul raschio di eruzioni e scosse.
Ho lavorato il tufo nei cantieri. E' una pietra assetata, bagnata pesa il doppio, si squadra con un ferro, perfino con i denti della sega. Perciò se n' è servita la città cavandolo da sotto per fabbricare sopra.
Le civiltà hanno usato le pietre per muraglie e case, il tufo non è pietra. E' la stesura di materia in fiamme, sputata fuori e raffreddata al sole. E' sughero di terra che tiene bene la chiusura e fa respirare, va bene per sepolcro e per cantina. E' la materia di cui è fatto il carattere del nostro luogo e dei suoi abitanti.
Cristina Cusani fa affiorare la trama piroclastica che sta a sostegno delle nostra ossa e degli incubi.
C'è tufo nel maestrale e nello scirocco, nelle onde del mare e nelle rughe delle nostre facce.
C'è tufo sulfureo nelle collere della città irritabile e incendiaria, c'è tufo nell'immenso delle sue pazienze.
Per una buona volta una ragazza visionaria lo denuncia.
E' il nostro azoto, l'inerte che si lega all'ossigeno per trasportarlo in giro per il sangue. Non è anima il tufo, è la nostra zavorra per non partire in cielo a cavallo del libeccio. Non è anima, è sale che ci aderisce al suolo.
Il tufo è partito per terre assai lontane nelle tasche sfondate e rattoppate dei nostri migratori, scesi a milioni nelle stive della terza classe, rispuntati all'aria dopo un oceano o due. Il tufo li ha riportati indietro, sconfitti o fortunati, perchè il tufo ritorna alla sua origine.
Di tufo è la nostra parlata, ruvida e smozzicata, da venditori ambulanti e da poeti, che devono sbrigarsela in poche sillabe. Perciò Grazie Cristina Cusani per farcelo trovare sparso e scritto sotto il nostro luogo.
Per quanto possa apparire fitto e denso il nostro abitare, il tufo manda a dire che è deserto, e noi una sua escrescenza di stagione, meno avvinghiata al suolo di un lichene”
Le opere che Cristina Cusani presenta in questa sua personale romana alla EB Gallery sono fotografie in bianco e nero. Fotografie della Napoli di oggi che celebrano in realtà tutto il suo passato e le permettono, ancorando queste immagini alla propria storia, di proiettare nel futuro il racconto della ricerca delle sue origini e di conseguenza della sua identità d’artista. Difficile dunque applicare parametri temporali alle fotografie di questa esposizione, perché senza un reale connotato di cronaca. Non si celebra in questi scatti solo la Napoli dei vicoli, dei panni stesi, delle marine, delle piazze, dei castelli, delle infinite chiese o la Napoli dei rifiuti, delle brutture, della violenza.
La città che Cristina consegna ai nostri sguardi è la risultante di un viaggio compiuto alla ricerca della sua storia e del legame con questo luogo, ma anche e soprattutto il racconto di una collettività umana nella quale ricercare la propria identità e appartenenza. Questi scatti sono i testimoni di un trascorso, di un tempo impossibile da definire, vicino ma anche lontano, che proprio perché non decifrabile si carica di mistero e porta con sé le tracce di un vissuto, di una lunga storia, di un popolo, dei suoi profumi, dei suoi colori, dei suoi tanti caratteri.
Una città che nel consegnarci la storia di se stessa e del suo popolo, mostrandoci la sua vita e il suo paesaggio attraverso le sue facce architettoniche, naturalistiche e umane, ci racconta anche di questa giovane donna nata a Napoli ma cresciuta a Roma che proprio attraverso questi lavori ricerca le sue origini, celate nel profondo del suo animo, nel legame quasi straordinario con questa terra mai realmente conosciuta o vissuta ma sempre sentita presente e forte nel suo io più vero, più intimo, più primitivo.
La Napoli di questi lavori è mitica nel suo passato quanto nel suo presente. Una città che nella storia assume i connotati di una donna, una madre feconda che genera la vita e cresce i suoi figli, tenendoli prepotentemente vincolati a sé, nell’animo, per sempre. Una terra originata da quello strato magmatico ed infuocato, mai realmente spento nell’animo di chi da quel grosso cratere primordiale è nato. Proprio nella terra e nel mare questi lapilli si sono sedimentati e mescolati all’ambiente che li ha ospitati, alle conchiglie del fondale, ai gas, ai liquidi, ai minerali. Nel corso di molti millenni sono diventati utero, ventre e culla di un micromondo unico ed irripetibile. Recuperare quel passato, quelle origini, equivale a valorizzare l’identità storica e culturale di una comunità in stretto rapporto con l’ambiente che l’ha generata, ma nel contempo per l’artista significa ricercare se stessa e dare un significato alla sua esistenza che la fa sentire da sempre così tanto napoletana.
Per perseguire questo intento era necessario offrire di Napoli e della sua comunità un punto di vista alternativo, non scontato, non banale. Cristina studia dunque la città ma anche il materiale sul quale poggia e con il quale è stata edificata, esegue scatti urbani, ritratti, marine, ma fotografa anche una mattonella di tufo, con la sua superficie ruvida ed imprecisa, alla ricerca di un modo per legare questi elementi fra loro. È in camera oscura, sovrapponendo i due negativi, dell’immagine e del tufo, che l’artista compie finalmente la sua alchimia. Proprio lì, dal magma degli acidi, a poco a poco, sulla carta fotografica che galleggia nella bacinella del liquido, fa capolino una vela, una piccola barca a vela che solca un mare di roccia, in un paesaggio in cui tutti gli elementi rintracciabili hanno perduto la loro reale natura per assumere i connotati del tufo con tutta la callosità e la durezza che questo materiale porta con sé.
Ecco dunque che l’artista trova il suo personale percorso alla scoperta di dove si cela il cuore, il battito vitale di questo luogo: nella sua stessa materia primordiale. Cristina segue ogni fase con scrupolo, con attenzione, partecipa ad ogni operazione e conduce la sua creatura dalla gestazione, alla nascita, alla fruizione, registrando ogni passaggio, impossessandosi di ogni piano del lavoro e del racconto, calcolando il dosaggio della luce, delle ombre, dei contorni e dei profili di ciò che sulla carta fotografica si imprime, il risultato che ottiene fa si che ogni elemento anche il più piccolo, si definisca e si descriva quasi manualmente, con un effetto molto simile all’incisione.
Trovata la chiave di lettura della sua Napoli ecco finalmente escogitato il modo per raccontare la sua città, la sua storia, il suo animo, la sua essenza. Ecco dunque il modo per dare un senso alla propria esistenza umana ed artistica. Ecco soprattutto perpetuarsi un racconto che giunge da lontano e che trasformandosi, evolvendosi, si protende al di là del presente, oltre un orizzonte ipotetico che la cornice dei quadri di Cristina ci limita allo sguardo, ma che intuiamo esistere.
Ecco dunque che l’aprirsi di quel sipario scopre una Napoli che non cela più niente di sé: le sue origini geologiche, mitiche, passate, presenti e future. Il battito del suo cuore, che pulsando da sotto, avvicina o allontana, fa avanzare o indietreggiare, palesa o riassorbe nella sua fibra le immagini rappresentate e concorre, pur sempre uguale, a trasfigurare quel luogo e quelle facce, accettando e celebrando ogni rito in maniera solenne e devota come una fede, l’omaggio ad un Dio, alla Bellezza, all’Arte”
Maria Letizia Ortolani
Tel. 340.8334822
marialetizia.ortolani@gmail.com
Monica Camerota. Silenzi e rumori dell'anima
La mostra sarà inaugurata sabato 6 dicembre 2008 alle ore 19:00. Presentazione critica dell’evento a cura dello storico e critico d’arte Gerardo Pecci. L’evento artistico-culturale ha avuto il patrocinio dell’Assessorato ai Beni e le Attività Culturali della Provincia di Salerno, dell’Accademia delle Belle Arti di Napoli, della Soprintendenza ai B.A.P.P.S.A.D. di Salerno e Avellino, della Comunità Montana del Cilento e Vallo di Diano, del Comune di Padula. Resterà aperta tutti i giorni dalle ore 09:30 alle ore 19:30, chiusa il martedi. Ingresso libero.
Opere dal 2003 al 2008
martedì 2 dicembre 2008
Rassegna musicale Harmoniemusik
Un ideale contenitore di musica classica in cui compositori, epoche, luoghi e strumenti, interpeti e pubblico interagiscono senza mai rinunciare al rigore storico e alla perfezione esecutiva. Tutto questo è “Harmoniemusik. Dalla popolare alla colta”, la rassegna musicale organizzata dall’Associazione culturale “Rocco D’Ambrosio” , in collaborazione con
“La specificità di questa rassegna risiede nella sua decisa apertura alle musiche della contemporaneità, quelle di solito relegate in un cartellone per così dire colto, ai margini della programmazione – spiega il maestro Giovanni Pompeo, direttore artistico della kermesse – e così si darà spazio a uno straordinario duo di bayan, la fisarmonica russa dal timbro struggente e malinconico, alle formazioni di sax e pianoforte che eseguiranno brani che spaziano dal jazz all’elettronica fino alle proposte più tradizionali come i recital solistici di canto lirico e pianoforte di giovanissimi ma straordinari talenti che si stanno facendo strada in tutta Italia. Il tutto va a comporre un mosaico che per quanto non esaustivo è senz’altro rappresentativo delle diverse musiche e tendenze del mondo d’oggi”.
L’Associazione Culturale “Rocco D’Ambrosio” è stata costituita nel 1997 allo scopo di gestire, promuovere e organizzare tutte le attività della prestigiosa Orchestra di fiati “R. D’Ambrosio” (di cui è stato direttore artistico una personalità di spicco nel panorama musicale internazionale come il maestro Nicola Hansalik Samale), con concerti, seminari, convegni e rassegne. Alle soglie del nuovo millennio, l’Associazione ha voluto imprimere una nuova svolta all’Orchestra di fiati “R. D’Ambrosio”, un nuovo percorso, più affascinante dal punto di vista culturale tout court, basato sulla ricerca delle fonti, sullo studio approfondito dei repertori più antichi e soprattutto delle formule interpretative e delle prassi esecutive del passato.
- 6 dicembre, Matera - Teatro al Piccolo Duni: Orchestra da Camera di Caserta (direttore Antonino Cascio)
- 8 dicembre, Montescaglioso - Abbazia S. Michele Arcangelo: Mirella Leone (mezzosoprano) e Daniela Lospinuso (pianoforte)
- 14 dicembre, Matera - Teatro al Piccolo Duni: Duo Jupiter (Walter e Gianni Di Girolamo, fisarmoniche Bayan)
- 21 dicembre, Matera - Parrocchia dell'Annunziata (Piccianello): Polifonica Rosa Ponselle, Orchestra da Camera di Matera (direttore Giuseppe Ciaramella)
- 27 dicembre, Montescaglioso - Abbazia S. Michele Arcangelo: Duo Del Sol (Alessandro Trianni al sassofono e Giuseppe Fanciullo al pianoforte)
- 28 dicembre, Montescaglioso - Abbazia S. Michele Arcangelo: Veronica Pompeo (soprano) e Pietro Laera (pianoforte)
- 4 gennaio, Montescaglioso - Abbazia S. Michele Arcangelo: XVII Concerto della Speranza (Banda D’Ambrosio e Polifonica Rosa Ponselle)
Per info: 393-3305313, roccodambrosio8@gmail.com
www.lamsmatera.it
Le alterità
Un lamento monocromo si solleva dalla tela di Manuel Marano, alludendo al dramma esistenziale dell'umanità, elaborato con maggiore razionalità da Ferdinando Di Maso mediante un'inedita prospettiva dall'alto.
A scaturire bizzarre suggestioni emozionali è l'enigma del diverso postulato da Andrea Giorgi, che prosegue idealmente nell'eloquenza degli scatti di Emanuela Ricci e Donato Lotito, rifugi di un altrove umano.
E' il rosso a rammentarci ferite sociali, lacerazioni intime e profanazioni etiche che accrescono la nostra distanza dall'altro: ce ne parlano animatamente le opere di Giulia Tasso, Vincenza Spiridione, Anna Santilli e le "inesistenze" di Cristiana De Luca.
Icone di alterità sono i personaggi di Monica Benedettini, Mae, Buci Sopelsa e Salvatore Capriglione, travagliati da profonde crisi d'identità.
La diversità è espressa da un punto di vista vagamente concettuale dagli inediti accostamenti cromatici di Antonio Esposito, Serafino Rudari e gli originali collages di Saverio Feligini.
Sul tema dell'indigenza, invece, si soffermano autori come Max Parazzini e Vincenzo Rea, mentre i lavori artistici di Monica Morganti ci svelano i segreti di etnie orientali e ci inducono a riflettere sulla loro effettiva lontananza.
In questo scenario di differenze, il cuore pulsante di Gabriella Frustaci appare come un eterno invito ad amare il prossimo e le sue alterità.
La mostra "Le alterità" sarà visitabile dal 5 al 17 dicembre '08 presso il rinomato Caffè Letterario di Roma, ubicato in via Ostiense 83, 95, dotato di doppio ingresso su strada principale. L'inaugurazione è fissata per venerdì 5 dicembre alle ore 20,30:
Programma:
-Presentazione critica di Sabrina Falzone
-Presentazione del testo Tr@nScritti di Buci Sopelsa (Edizioni Pro Art, aprile 2008)
-Introduce Francesca Mariotti
Espongono gli artisti:
Esteban Amills Sisò, Monica Benedettini, Salvatore Capriglione, Dragan Culic, Cristiana De Luca, Ferdinando Di Maso, Antonio Esposito, Saverio Feligini, Flora, Gabriella Frustaci, Andrea Giorgi, Donato Lotito, Mae, Hedy Maimann, Manuel Marano, Monica Morganti, Max Parazzini, Vincenzo Rea, Emanuela Ricci, Serafino Rudari, Anna Santilli, Buci Sopelsa, Vincenza Spiridione, Giulia Tasso
Curatrice della mostra: Sabrina Falzone
Allestimenti: Dott. G. Di Salvo
Direzione Artistica: Domenico Pasqua
Ufficio grafico: G. Di Salvo
Email: ufficiostampa@sabrinafalzone.info